Dante Alighieri – Cittadino Del Mondo
Dante Alighieri lo dice chiaramente: “per me, il mondo è patria, come il mare è per il pesce”. Dante si tiene un “cittadino del mondo“. Lui è, certamente, un poeta celebrato a livello internazionale. Ciò nonostante, possiamo trovare la scoperta sorprendente. Dante è così strettamente associato al “marchio” italiano, che la sua osservazione sembra fuori luogo. È naturale presumere che Dante si preoccupa, in un certo senso, del progetto nazionale italiano. Dopotutto è ampiamente conosciuto come il “padre dell’italiano”. Eppure non è così.
La nostra tendenza a supporre che il passato fù molto simile al mondo di oggi, è il nocciolo del problema. Dante non è nato in “Italia”, perché un paese di tale nome non esisteva al suo tempo. Ci volevano più di seicento anni prima della nascita dell’Italia. L’ Italia, ai tempi di Dante, non era seriamente sognata da nessuno. Il “paese” di Dante era la Repubblica di Firenze. La sua città natale lo esiliò, e lui non ci tornó più. Eppure anche durante il suo esilio, Dante non ha mai avuto bisogno di lasciare la penisola d’Italia, perché la maggior parte di essa non era il suo paese natale.
Se per caso dovessimo assumere che Dante non amasse la sua città natale, lui affronta la domanda. Ci dice che è stato un patriota per Firenze, e che il suo amore per lei lo ha pagato a caro prezzo:
“… ho bevuto dall’Arno prima di tagliarmi i denti, e adoro così tanto Firenze, perché l’ho amata, soffro l’esilio ingiustamente …”
De Vulgari Eloquentia, tradotto da Latino in Inglese da Stephen Botterill
Lui è un “patriota e cosmopolita” allo stesso tempo. È qualcuno che ama sia il suo paese che il mondo e non vede alcuna contraddizione tra i due.
Spiegandosi, Dante critica la mentalità ristretta che vanta la nostra cultura nazionale al di sopra di quella degli altri. Quando considera il mondo nel suo insieme, ragione piuttosto che sentimento, gli costringe a “mantenere fermamente”:
… che ci sono molte regioni e città più nobili e più dilettevoli di Toscana e Firenze, dove sono nato e di cui sono cittadino, e molte nazioni e popoli che parlano un linguaggio più elegante e pratico di quello degli italiani. …
De Vulgari Eloquentia, traduzione dal Latino al Inglese da Stephen Botterill
Di nuovo, ci potrebbe sorprendere che queste siano le parole di Dante. Questo ci dice di più sulla continua reinvenzione di Dante nei secoli, piuttosto che di Dante stesso. Fu elogiato e condannato dai suoi contemporanei. Né le loro opinioni né quelle delle ultime generazioni lo hanno impedito dal suo stupefacente progetto di porre le basi della lingua italiana più “eloquente” che conosciamo oggi. Né, in più, Dante limitava la sua poesia al mondo fisico. La sua più grande opera si occupa principalmente della vita interiore dell’anima: un argomento universale che trascende le cose terrene.
Postilla
La traduzione all’inizio di questo articolo viene da de vulgari eloquentia. In latino Dante scrive: “Nos autem, cui mundus est patria velut piscibus equor”. La mia traduzione [in Inglese] varia un po da quella di Stephen Botterill, poiché a me sembra oscurare la chiarezza del linguaggio di Dante. La traduzione di Stephen Botterill recita: “To me, however, the whole world is a homeland, like the sea to fish”. La parola patria può essere tradotta come “patria” o “paese nativo” o “mio paese”. È, naturalmente, è la radice latina della parola inglese “patriot”.
Bruno Migliorini dedica il quinto capitolo della sua opera fondamentale, La Lingua Italiana, a Dante. Il capitolo appare tra i capitoli “1200” e “1300”; Dante è una figura così influente. Migliorini nota la fama di Dante come “padre dell’italiano”.
Traduzione completa il 22 Aprile 2019 con gentile assistenza di uno anonimo.
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Bruno Migliorini dedica il quinto capitolo della sua opera fondamentale, Storia della lingua italiana, a Dante. Il capitolo appare tra i capitoli “1200” e “1300”; Dante è una figura così influente. Migliorini nota la fama di Dante come “padre dell’italiano”.